Pianta

Pianta

Tutta la Sala Capitolare è rivestita da dossali in noce racchiusi tra bizzarre sculture allegoriche realizzate da Francesco Pianta tra il 1657 e il 1676.

È lo scultore stesso a fornire i titoli e le descrizioni delle sue opere, da lui definite geroglifici, nel lungo cartiglio sorretto dalla statua di Mercurio posta alla sinistra del portale dello Scalone. Nell’insieme si tratta di un programma iconografico moraleggiante, basato sulla contrapposizione di vizi e virtù, concluso da un omaggio alle arti della scultura e della pittura.

Seguendo l’ordine indicato dallo scultore, il percorso inizia con le allegorie poste sotto l’ Adorazione dei pastori di Tintoretto, e prosegue, in senso orario. Apre la serie la Malinconia, rappresentata come un uomo dal viso triste e dai lunghi capelli ondulati, avvolto in un ampio mantello. Nell’intervallo tra questa figura e la successiva, che rappresenta l’Onore, raffigurato come un bel giovane dai lineamenti delicati, con bandiera, collana e scettro, lo scultore inserisce un elegante pannello decorativo con riquadri e intagli, secondo uno schema che si ripeterà sistematicamente lungo la parete.

L’Avarizia, sfrenato desiderio di possedere, è un personaggio austero dalla barba fluente, che reca sotto la cintura libri di conti e sacchetti di monete. Segue l’Ignoranza, caratterizzata da un realismo fortemente marcato nella raffigurazione del volto quasi caricaturale del personaggio, di una bruttezza animalesca. La Scienza è rappresentata come un vecchietto intento a leggere il libro posto sul leggio davanti a lui. La sesta allegoria, un giovane nudo visto di spalle, è tra le più singolari e di difficile comprensione. Si tratta della la Distinzione del bene dal male. Ancora una volta il virtuosismo dello scultore si esprime nel realismo che caratterizza gli attributi del personaggio.

Tra il Furore alato, incatenato e bendato, una delle più vivaci sculture della serie, e la Spia o Curiosità, con il volto coperto, campeggia la Libreria con i suoi cinque scaffali colmi di volumi (ben 64 !), un capolavoro assoluto nel campo della scultura lignea per il realismo con cui sono resi tutti i suoi elementi: i libri, gli occhiali appoggiati sopra il volume in basso, la penna d’oca con il suo calamaio.

Lo Scandalo e Scrupolo è un vecchio barbuto, vestito elegantemente. Gli strumenti musicali ai suoi piedi indicano che trascura le cose gravi e si preoccupa di quelle vane. Ma è anche Scrupolo, perché teme il giudizio di Dio. Il Piacere onesto è un giovane di bell’aspetto, dai lunghi capelli.

All’eloquenza del grande oratore Cicerone spetta il compito di sostenere l’importanza della Scultura. Un forte accento realistico caratterizza il volto del personaggio e culmina nel piede reciso in primo piano, che nelle intenzioni del Pianta mira a far capire come in realtà la scultura sia sì principalmente oggetto di ammirazione con gli occhi, ma possa esser giudicata anche col tatto.

Lallegoria della Pittura, firmata per esteso in una lunga iscrizione, è l’ultima eseguita da Pianta su questa parete, i cui dossali sono conclusi da una coppia di Cariatidi che fiancheggiano un riquadro intagliato, forse frutto di un restauro settecentesco. Come indicato dallo stesso Pianta, la difesa della pittura è ovviamente impersonata da Tintoretto, reso dallo scultore con un’intensa caratterizzazione, al limite della caricatura. Gli strumenti di lavoro del pittore mettono in luce ancora una volta uno straordinario virtuosismo esecutivo.

Di qualità lievemente inferiore rispetto a quelli della parete di fronte e forse dovuti all’intervento di collaboratori, i dossali proseguono ai lati dell’ingresso alla scala del Tesoro, nonché a sinistra e a destra del portale della Sala dell’Albergo.

Nella parte conclusiva della sua lunga spiegazione dei geroglifici, Francesco Pianta fa riferimento a quelli “sotto le finestre” e anche i particolari degli intagli dei pannelli decorativi entro i quali sono oggi collocate le statue lignee settecentesche di Fede, Speranza e Carità, opera di Francesco Bernardoni, sembrano avvalorare l’ipotesi che queste abbiano sostituito quelle che nel progetto originario sarebbero dovute essere le figurazioni allegoriche di Scultura, Verità e Pittura, la cui presenza spiegherebbe anche quella del cosiddetto Ercole, posto tra le finestre Non sappiamo se le tre figure siano mai state realizzate, e poi sostituite, o se questa parte dei dossali sia stata completata solo nel Settecento, cambiandone i soggetti. Non è escluso, infatti, che nel concludere un ciclo rimasto incompiuto, la Scuola abbia voluto riaffermare la valenza religiosa della Sala Capitolare, dalla quale si era apparentemente allontanato il bizzarro ciclo allegorico di Pianta.

Mercurio
Onore
Avarizia
Scandalo e Scrupolo
Piacere onessto
Cicerone oratore in difesa della Scultura e Giacomo Robusti per la pittura
Distinzione del bene dal male
Furore
Magnificenza nella libraria