Scuole veneziane

Scuole veneziane

Nella seconda metà del Duecento, nell’Italia centro-settentrionale nacquero numerose confraternite composte da laici, che si riunivano nel nome di Cristo, della Vergine o di un santo patrono con finalità di culto e di mutuo soccorso. A Venezia queste confraternite erano dette Scuole. I loro membri appartenevano alla borghesia, cioè a quel ceto di cittadini non patrizi, ma residenti in città e attivi nei mestieri e nelle professioni – in molti casi con grandi possibilità economiche -, che, esclusi dal governo oligarchico della Repubblica, potevano così rivestire un ruolo di prestigio all’interno della società veneziana. I nobili potevano essere confratelli, ma non ricoprire cariche di governo.

Fino alla caduta della Repubblica le Scuole ebbero una parte notevolissima nel settore della vita religiosa e dell’assistenza caritativa in città, in un vero e proprio sistema di welfare, inizialmente rivolto agli iscritti, ma esteso poi a tutta la popolazione.

All’inizio del Quattrocento esistevano a Venezia vari tipi di Scuole:

  • quelle di arti e mestieri, che tutelavano gli interessi delle diverse categorie di lavoratori e ne regolamentavano l’attività;
  • quelle di nazionalità, che raggruppavano i membri delle singole comunità straniere presenti in città;
  • quelle di devozione, con specifiche connotazioni religiose, tra cui quelle dei Battuti, che praticavano l’autoflagellazione pubblica come atto di penitenza.

Questa suddivisione fu confermata ufficialmente nel 1467: le scuole di devozione, quelle artigiane e quelle di nazionalità andarono a formare un ampio gruppo di Scuole piccole; quelle dei Battuti assunsero un ruolo dominante e divennero le Scuole Grandi, che alla fine del Cinquecento erano sei.

Ogni Scuola aveva un proprio specifico ordinamento, detto mariegola, in cui erano fissate le finalità e le regole dell’associazione. A capo della Scuola era il Guardian Grande, che con i suoi consiglieri formava la Banca, rinnovata ogni anno. A questo principale organo direttivo venne in seguito affiancato un altro gruppo di confratelli, la cosiddetta Zonta (aggiunta), con il compito di controllarne l’operato.

Consapevole della loro importanza, la Repubblica esercitò sempre un’attenta sorveglianza sulle Scuole, ma concesse anche loro particolari onori.